Crescono i terreni in vendita nello spazio. Solo sulla luna i proprietari sono oltre 300mila. E sulla terra ha già aperto un’Ambasciata lunare
Investire nello spazio: una storia antica
Uno dei mantra del buon imprenditore è: “cercare nuovi mercati e allargare il proprio business”. A furia di allargarsi, però, il rischio è di uscire fuori dai confini della terra. Si può? Certamente. E lo si fa da anni. Il californiano Dennis M. Hope negli Anni ’70 ha pensato bene di investire nello spazio comprando su otto pianeti e 51 satelliti, Luna compresa. Sfruttando un cavillo in un documento chiamato “Outer Space Traty” e adottato dall’ONU nel 1967, Il vivace imprenditore ha potuto legalmente entrare in possesso di terreni extraterrestri poiché nulla vieta a livello normativo di possederli.
Corpi celesti in vendita
Con l’idea di trasformare questa sua personale iniziativa in un business, Hope è andato oltre e ha fondato un’ambasciata lunare sulla terra, la Lunar Embassy, per vendere terreni su altri pianeti. Un investimento redditizio non solo per lui, visto che il prezzo di questi beni “ultraterrestri” è cresciuto di oltre 1.600 volte negli ultimi 20 anni e i proprietari “extra-terrieri” sono ormai oltre 300mila, solo per la Luna. Se si pensa che a breve sarà possibile acquistare anche su Marte e Venere il mercato è da definirsi veramente in espansione.
Nasa, Onu e cavilli
Ci sarebbero mille appunti da fare a livello legale su questo tipo di compravendita ma pare che qualcuno abbia sollevato la questione e pure l’autorevole NASA potrebbe dover avere a che fare con questo bizzarro caso di latifondismo spaziale, che però molti sembrano prendere sul serio. Ad esempio se l’ente spaziale americano decidesse di far fare una passeggiata sul nostro satellite a qualche astronauta? Dove atterrerà? Dovrà pagare per farlo? A queste domande esiste già una risposta, a metà. Secondo i trattati dell’ONU gli atterraggi già programmati possono essere effettuati “gratis” perché a scopo esplorativo, per quelli ancora da progettare vedremo: il rischio potrebbe essere una multa “spaziale”. Non parliamo poi della possibilità di inserire cupole abitative su Marte o trivellare il suolo a scopi scientifici perché un pool di avvocati spaziali sarà pronto a fare le penne a qualunque esploratore fuorilegge.
Se apre il mercato lunare
Qualche anno fa l’agenzia Reuters riuscì a visionare uno scambio di lettere tra la Federal Aviation Administration (FAA) e la Bigelow Aerospace, impresa aerospaziale con base in Nevada che progetta moduli abitativi gonfiabili adatti al suolo spaziale. Nelle carte emergeva la volontà della FAA di aprire agli investimenti dei privati sulla Luna. Era il dicembre 2014 e il governo USA era pronto già da allora a muoversi per aprire la strada al mercato lunare. Per farlo ci sono ancora diversi ostacoli legali da superare, in primis il già citato Trattato sullo spazio extra-atmosferico delle Nazioni Unite che impone ai governi di vigilare sulle attività degli enti governativi che operano nello spazio.
La vita sulla Luna (e su altri pianeti) è vicina
Il progetto è ambizioso: investire 12 miliardi di dollari per realizzare entro il 2025 i primi presidi abitativi lunari. Dall’altra parte da anni anche la stessa Nasa sarebbe al lavoro per stringere accordi commerciali con i privati per lo sfruttamento delle risorse sulla Luna. Una compagna di nome Moon Express sta realizzando quello che con ogni probabilità sarà il primo lander privato lunare a posarsi sul satellite. Aziende di questo tipo sono in grado di produrre attrezzature e mezzi che potrebbero consentire la vita su altri pianeti. Come dire, in un’epoca in cui si è ripreso a parlare di viaggi spaziali di privati ed è stata lanciata una Tesla nello spazio, tutto può accadere.